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Un lobbista per l’UE… e oltre

Un lobbista per l’UE… e oltre

Perché K Street, quella di Washington DC è famosa? Almeno per chi segue le intricatissime serie televisive legate alla Casa Bianca e a tutto quello che ruota intorno, o per chi fa il mio mestiere? È una strada importante nel cuore della capitale, nota per l’alta concentrazione di società di lobbying, associazioni di categoria, studi legali che negli USA fanno anche i lobbisti, e think tank. Insomma dire K Street è dire, per metonimia, lobbying, come Wall Street lo è diventata per la finanza. Qualche mese addietro al 2000 di K Street NW è stato siglato un contratto inaspettato, quello tra il DCI Group e la Delegazione dell’Unione Europea negli Stati Uniti, cioè tra un’importante società di lobbying e i diplomatici che rappresentano l’UE negli Stati Uniti.

Il contratto, secondo la registrazione che ne ha fatto il DCI Group, risale a fine ottobre del 2024, prima dell’elezione di Trump. Nel registro istituito dal FARA (Foreign Agents Registration Act) leggiamo che il “DCI Group AZ, L.L.C, fornirà consulenza alla delegazione dell’Unione europea negli Stati Uniti sulla strategia di comunicazione e relazioni pubbliche nei confronti di stakeholder esterna, con particolare attenzione alla promozione del commercio e degli investimenti dell’UE negli Stati Uniti.” Ma quanto c’è di vero in questa motivazione? Secondo una affidabile, ma anonima fonte interna all’UE, riferisce Politico, molto poco. In realtà sembra essere stato un tentativo di garantirsi l’accesso alle sacre stanze di Washington, accesso che durante il primo mandato di Trump, la Delegazione non era stata in grado di avere, e per raccattare anche solo qualche notiziola, doveva fare affidamento sulle ambasciate nazionali.

Un fulgido esempio di diplomazia al lavoro.

Quale è stato il raffinato ragionamento da diplomatici? Assumiamo qualcuno che abbia i ‘contatti giusti’, le connection con chi è al potere, e così avremo una corsia preferenziale per raggiungere il presidente, ma anche per mettere piede al Congresso.

Hanno pensato che per aprire le porte ai più alti livelli servissero i buoni uffici ‘dell’amico dell’amico’. Il lobbista, secondo questa credenza molto diffusa, è quello che ti fissa l’incontro e, grazie alle sue entrature, il governo, o chi per lui, accoglierà le tue richieste.

E quindi assumono il DCI group, una società di lobbying storicamente legata a Trump e ai Repubblicani. Ricordiamo che nel corso della sua campagna elettorale del 2016, Trump ha assunto l’ex presidente del DCI Group, Jim Murphy, come national political director. Una figura di spicco, che non trova riscontrò nel nostro paese, e che si occupa di definire e attuare la strategia politica nazionale di un partito, coordinando le attività di comunicazione, le campagne elettorali e le relazioni con i media.

Purtroppo però questo modo di vedere il ruolo del lobbista, e cioè quello che ti apre qualsiasi porta, anche se non capisce un tubo della nostra professione, non è appannaggio solo della Delegazione UE.

Sappiamo per certo che il governo greco ha assunto un’altra società di lobbying nel tentativo di accattivarsi i favori del presidente, società che vanta con Trump un solido legame: il BRG group.

Di questo contratto, firmato dal ministro degli esteri greco, si conoscono i dettagli: 600mila dollari all’anno, a partire dal 10 febbraio scorso, il punto di contatto è l’ambasciatore di Grecia negli USA, e l’attività dichiarata, in maniera meno ipocrita dell’UE, è quella di fornire “consulenza strategica e assistenza per l’attività di lobbying incluso l’accesso al governo e al Congresso”.

Anche il governo danese si è messo alla ricerca di ‘influenti lobbisti di K-Street con legami con il partito repubblicano’, per cercare di rafforzare le relazioni con il presidente. I danesi, che a quanto pare sono più sparagnini dei greci, di fronte alle aggressive richieste dell’amministrazione Trump di acquistare la Groenlandia, hanno assunto la Mercury Public Affairs, LLC per ‘soli’ 263mila dollari! Qui, a gestire il cliente Danimarca troviamo David Vitter, ex deputato e senatore repubblicano della Louisiana, che si è dimesso nel 2017 dopo aver perso le elezioni a governatore nel suo stato.

Quindi a quanto pare quando si assume un lobbista non si deve guardare alla sua competenza professionale, ma alle sue ‘conoscenze’. E ciò è bello ed istruttivo…

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